PEDAGOGIA

L'educazione funzionale 


Claparede fu un grandissimo attivista come già ne abbiamo visti molti da Dewey in poi, ma fu anche uno dei padri del Funzionalismo europeo. Questo indirizzo del funzionalismo interpreta le manifestazioni della vita mentale un po’ come delle funzioni sviluppate e trasmesse ereditariamente nel processo di adattamento biologico dell’individuo all’ambiente e quindi in pratica quali sono quelle strategie che l’individuo deve mettere in atto per adattarsi nell’ambiente in cui viene a vivere. I funzionalisti non analizzano le varie funzioni mentali una ad una come possono essere appunto l’analisi della memoria, l’analisi della percezione eccetera, ma si concentrano sull’utilità delle diverse funzioni psichiche e come sono state selezionate nel corso dell’evoluzione dell’essere umano. In pratica quindi per Claparede i processi mentali non sono altro che quelle funzioni attraverso le quali l’organismo conosce e si adatta all’ambiente che lo circonda, quindi come era stato già per i suoi predecessori Dewey e Decroly, anche per Claparede la spiegazione dei processi psichici richiede individuazione dei bisogni fondamentali che scaturiscono quindi dall’interazione tra ambiente e individuo. Per promuovere un’educazione funzionale della quale lui si fa portavoce, quindi un’educazione come risposta ai bisogni di ogni singolo individuo, agli interessi di ogni singolo individuo, l’educatore, il maestro devono essere in grado di capire quali sono i bisogni e gli interessi di ogni singolo alunno. Pertanto lui è convinto che l’insegnante deve essere molto preparato, deve avere delle basi di conoscenza psicologica molto approfondite per intervenire in maniera sperimentale e scientifica all’interno della classe.


Claparede combatte con tutte le sue forze la scuola classica basata su nozioni filosofiche, su nozioni etiche, dando invece degli strumenti necessari ed idonei per compiere delle vere e proprie sperimentazioni agli insegnanti, che devono essere in grado quindi di improntare una didattica fondata sui fatti, sulle osservazioni dei fatti e sulla sperimentazione attiva, un po’ come era stato già per Dewey. L’insegnante quindi deve essere in grado di utilizzare dei metodi di ricerca, di indagine dei metodi di quantificazione e anche utilizzare dei test che possono aiutarlo in queste fasi di osservazioni di sperimentazione della classe.

Il principio alla base di questa scuola attiva è proprio la legge del bisogno o dell’interesse, quindi l’insegnante deve essere in grado di individuare quelli che sono gli interessi e i bisogni di ogni singolo allievo, perché l’attività umana è sempre suscitata da un bisogno; e partendo da questo bisogno poi si può costruire una vera e propria attività.
Bisogna partire da quella che è la componente fondamentale di ogni bambino e cioè il gioco.   Claparede dice quindi che ogni bambino ha bisogno di giocare e il gioco a questo punto diventa proprio la mediazione ideale tra la vita dello scolaro e il programma scolastico: è l’elemento che potrà conciliare la scuola con la vita esterna e quindi con la vita che il bambino vivrà fuori dalla scuola. L’obiettivo diventa quello, attraverso il gioco, di creare proprio una vera e propria scuola di vita e anche dei comportamenti, delle attitudini sociali positive e di reciprocità tra gli altri.



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